Ad Asolo lo scalatore in carrozzina

Luca Panichi, campione nel ciclismo, sarà in sala consiliare lunedì 22 luglio alle 20.30.

Ad Asolo lo scalatore in carrozzina
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Ad Asolo lo scalatore in carrozzina. Luca Panichi, lo scalatore in carrozzina, racconta la sua lucida follia, una storia straordinaria ricca di contenuti, di valori sulla vita e di sensibilizzazione sulla sicurezza stradale.
Luca Panichi, nato a Perugia il 7 marzo 1969, ex atleta di ciclismo, è stato travolto da un'auto durante il cronoprologo del Giro dell’Umbria internazionale dilettanti nel luglio 1994, riportando una lesione midollare cervicale incompleta. Dal 2009 si diletta a scalare salite, spingendo la propia carrozzina, ed ha partecipato anche ad una tappa del Giro d’Italia professionisti di ciclismo a fianco degli atleti in gara. Blockhouse, Colle Gallo, Tonale, Grossglockner, Stelvio, sono le salite affrontate, l’ultima delle quali è stata percorsa utilizzando una carrozzina speciale interamente realizzata in carbonio.

Ad Asolo lo scalatore in carrozzina

Luca ha un sogno: sviluppare ed espandere l’idea di effettuare scalate in carrozzina, in concomitanza con le gare ciclistiche.
Il 18 luglio 1994 il campione di ciclismo Luca Panichi vide la sua vita segnata per sempre. Una vita fatta di sport e che nello sport ha trovato l’ossigeno per andare avanti. Luca Panichi è ora conosciuto come lo scalatore in carrozzina. Dopo le tante scalate, l’ultima sua prova è stata alla Notturna di Capanne, quando in sella alla sua carrozzina ha fatto 5 chilometri a tempo di record vestendo la maglia dei L’Unatici Ellera Corciano.

“Ventitre anni fa – racconta Luca – venni travolto da un’auto mentre stavo effettuando il Cronoprologo del Giro dell’Umbria internazionale dilettanti verso San Martino al Cimino. L’anno prima con Daniele Cignali avevamo festeggiato nello stesso luogo la sua vittoria nella classifica individuale, e quella nostra di squadra in maglia Audax Piobbico. Mio padre e mia madre assistettero in diretta al mio volo in aria, essendo di scorta, gestendo poi insieme in maniera mirabile quei momenti drammatici. Solidarietà, competenze professionali, lucida follia, voglia di esserci ci hanno permesso di non mollare mai: grazie alla mia splendida famiglia, alle professionalità mediche, alla comunità di Magione, a quella umbro marchigiana e nazionale, agli amici vicini e lontani, al mondo del ciclismo umbro- marchigiano e nazionale tutto, al mondo generale dello sport e delle istituzioni, ho potuto agire per continuare ad abbracciare e “spingere” nella vita, come ben raffigurato dalla foto sul Gavia, perseguendo quegli orizzonti magari inconosciuti, ma desiderati del vivere, consolidando l’ amore per la vita e per le persone. Grazie a tutti e a tutte, grazie a Dio, grazie alla Vita. Vamos, sempre avanti, con il sorriso".

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