Don Cleto Bedin: "Montebelluna nel cuore"

L'ex parroco, fautore del restauro del Duomo, è oggi rettore del Santuario della Rocca, a Cornuda.

Don Cleto Bedin: "Montebelluna nel cuore"
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Don Cleto Bedin: "Montebelluna nel cuore". L’ex parroco don Cleto Bedin, 83 anni compiuti il 17 marzo scorso, è rimasto nel cuore dei montebellunesi, per ciò che ha fatto e per l’empatia che ha saputo dimostrare all’interno della comunità. Don Cleto Bedin è cittadino onorario della Città di Montebelluna, riconoscimento avuto con una cerimonia ufficiale il 6 gennaio del 2017 dalle mani del sindaco Marzio Favero nel Duomo di Montebelluna alla presenza dell’attuale parroco, monsignor Antonio Genovese.
Siamo andati a trovarlo al Santuario della Rocca, a Cornuda (suo paese natale), dove è rettore dal luglio dello scorso anno. E’ perfettamente a suo agio in quell’oasi di serenità e di meditazione, dalla quale oggi si gode anche di un magnifico panorama, in una giornata assolata dopo la tempesta e l’immagine imponente del Cesen innevato nonostante ci si avvicini già al mese Mariano. «Prego accomodatevi», ci dice con la sua proverbiale gentilezza e pacatezza - venendoci ad aprire il cancelletto dietro il Santuario che conduce alla canonica. Sorridente e nel contempo un po’ stupito per questa visita inaspettata. «Cosa posso dirvi, sono solo un anziano sacerdote», ironizza dopo le presentazioni. Gli porgiamo una copia del settimanale Montebelluna Week: "Lo leggo sempre - dice - un parrocchiano me lo porta su ogni domenica".


Ci racconti di come è arrivato fin qui, in questo luogo di pace
"Nell’estate dello scorso anno mi ha chiamato il vescovo, sua eccellenza monsignor Gianfranco Agostino Gardin chiedendomi di assumere un nuovo incarico, qui al Santuario. “Sono vecchio” gli dissi. “I giovani - mi rispose - devono andare nelle parrocchie e devono correre. Per restare in quel luogo e essere d’aiuto a quelle persone, anche se ha una certa età, è bene che vada lei”. Qualche mese prima era venuto a mancare don Giovanni Tasinazzo, aveva 90 anni. Così ho accettato l’incarico".
Un ritorno al paese dove è nato e cresciuto
"Da piccolo venivo spesso a piedi fino al Santuario, attraverso i sentieri. E’ stato bello tornare a casa, rivedere vecchi amici e conoscenti. I luoghi della mia infanzia e della mia adolescenza, quando con più chiarezza ho maturato la vocazione. Tanto da entrare in seminario a 15 anni. Nel 1963 sono stato ordinato sacerdote al Duomo di Treviso, da sua eccellenza monsignor Antonio Mistrorigo. Divenni poi cappellano a Salzano, dove era stato parroco anche monsignor Furlan. Poi il rettore del Seminario di Treviso, don Guido Santalucia, mi chiamò, nel 1969, per fare il formatore ai ragazzi. Doveva essere un incarico temporaneo, invece vi rimasi 25 anni. A quel tempo stavo studiando teologia pastorale, sei come formatore e 19 come rettore. Erano momenti di crisi per le vocazioni, gli anni della contestazione. Feci un cammino di rinnovamento anche nell’animazione vocazionale e fu con grande soddisfazione che partendo da 19 seminaristi arrivammo a 55".
E dopo Coste di Maser e Madonna della Salute la «chiamata» a Montebelluna, nel 1994, dal vescovo monsignor Paolo Magnani, per prendere il posto di don Paolo Martini che andava in pensione
"Fu una grande soddisfazione e trovai subito una grande accoglienza da parte della gente. L’ambiente era curato anche nella pastorale, avevo due cappellani e un penitenziere. I montebellunesi li porto sempre nel cuore, una città che ha segnato profondamente la mia vita di uomo e di religioso".
I montebellunesi la ringraziano anche per il grande lavoro di restauro del Duomo
"Sono durati circa tre anni e hanno comportato investimenti notevoli. I miei predecessori avevano realizzato una colonia al mare a Iesolo. La vendemmo e con ciò che realizzammo fu possibile iniziare i lavori di restauro del Duomo e di completamento della facciata. Nel disegno originale erano previsti anche due torrioni e persino delle statue, ma le Belle arti di Venezia dissero che era uno stile superato e la loro realizzazione fu fortunatamente bocciata. Sì perché altrimenti non i soldi non sarebbero bastati. Furono fatti alcuni adattamenti che completassero la facciata e furono completati anche i lati. Poi venne il 2014. A 75 anni un prete deve andare in pensione, io all’epoca ne avevo già 78, da tempo ero dimissionario. Non fu semplice lasciare Montebelluna, ma il calore della cittadinanza dimostrato anche quando mi è stata offerta la cittadinanza onoraria resta nel profondo del mio cuore".

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