Sede per il Palio: «C’è il progetto di Dall’Armi»

Secondo lo storico montebellunese Lucio De Bortoli, è la soluzione del problema della sede fissa per la manifestazione.

Sede per il Palio: «C’è il progetto di Dall’Armi»
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Sede per il Palio: «C’è il progetto di Dall’Armi». Dopo l’intervista al presidente dell’Ente Palio, Nicola Palumbo, pubblicata sul numero di Montebelluna Week uscito il 24 agosto scorso, si è acceso il dibattito in città attorno alla necessità, per il Palio stesso, di avere una sede fissa. Troppo elevati i costi per la gestione di una struttura che va montata (in piazza Negrelli) e smontata nel giro di una decina di giorni. E, soprattutto, va dotata di energia, acqua e gas, con un impiego di uomini e mezzi davvero imponente. L’Ente Palio chiede dunque una struttura fissa, polivalente, che sia in piazza, all’ex Pretura, o che sia al Parco Manin (come sostiene fermamente il sindaco Marzio Favero) poco importerebbe.

"Le risposte le troviamo nella storia"

Su questo punto, però, dice la sua un autorevole montebellunese, lo storico per eccellenza di Montebelluna, Lucio De Bortoli. Il professore e scrittore, autore di innumerevoli saggi, «tira fuori dal cassetto» nientemeno che il progetto dell’ingegner Giovanni Battista Dall’Armi, colui che la «nuova» Montebelluna l’ha disegnata, a metà del 1800. In quella pianta, sostiene De Bortoli, c’è già la soluzione al problema: «Le risposte della storia sono quasi sempre a disposizione - dice De Bortoli -. Certo, a condizione di conoscerla o di volerla seguire. Il progetto Dall'Armi, consegnato in occasione del concorso pubblico che diede vita al centro città, non venne interamente realizzato per mancanza di fondi. Era il 1870. Tempo e risorse per completarlo non sono mancati in quasi 150 anni. E nemmeno le esortazioni per la verità, ma sono sempre cadute nel vuoto. Che cosa si vede in questa pianta? - fa notare lo storico - Si può facilmente notare come non sia mai stata costruita la seconda loggia e come sia stato eluso il geniale suggerimento aperto a chiusura del sistema, edificando l'ex Gil ed ex Pretura. Le intenzionalità sono ed erano evidenti, vale a dire una struttura di servizio al grande mercato di allora in connessione assiale con la grande loggia e con la speculare struttura aperta, destinata in prospettiva a spazio celebrativo: politica, economia, cultura. Non c'è molto da commentare, insomma. Chiunque può capire, se vuole, che la soluzione aggiornata ai ricorrenti quesiti posti sul tappeto di volta in volta è questa: e che è sempre stata questa. Parco Manin, grande polmone verde della città, lo lascerei stare. Anche per quanto riguarda il significato simbolico del Palio, la congiunzione tra il passato non può avere come terminali che il vecchio e il nuovo mercato».

Una tensostruttura

Una soluzione, dice De Bortoli, non estremamente onerosa, che può essere simile a quella adottata a Castelbrando, nel Comune di Cison di Valmarino, dove una tensostruttura consente di avere uno spazio polivalente, aperto d’estate e chiuso d’inverno.

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