Sandrin, Il vino come espressione del territorio

Un’attenta e minuziosa cura della salute della vite che ha portato negli anni alla decisione di affrontare la conversione al biologico.

Sandrin, Il vino come espressione del territorio
Pubblicato:
Aggiornato:

 

nonno Sandro in vigna 2009_1
Foto 1 di 15
pagina 42 nonno sandro
Foto 2 di 15
trisnonni stramare
Foto 3 di 15
nonno Sandro in Africa
Foto 4 di 15
_APF5964
Foto 5 di 15
_APF5944
Foto 6 di 15
_APF5843
Foto 7 di 15
_APF5836
Foto 8 di 15
_APF5794
Foto 9 di 15
_APF5900
Foto 10 di 15
_APF5777
Foto 11 di 15
_APF5889
Foto 12 di 15
_APF5758
Foto 13 di 15
_APF5753
Foto 14 di 15
_APF5705
Foto 15 di 15

Sandrin, Il vino come espressione del territorio. Alla fine degli Anni Trenta nonno Alessandro Stramare (detto Sandrin) era mezzadro della famiglia Geronazzo, proprietaria della collina Col de Roer, una delle due colline che si trovano in prossimità del centro di Valdobbiadene, ad appena un chilometro dalla piazza centrale. Una collina di matrice dolomitica che raggiunge i 230 metri di altitudine. Negli Anni Settanta «Sandrin» acquista il fondo e inizia a produrre i propri vini con l’etichetta Col de Roer. «Noi siamo partiti nel 2009», racconta il nipote Luca Gallina, 37enne enologo diplomato al Cerletti di Conegliano e Tecnologo alimentare con laurea conseguita all’Università di Padova. Luca, oggi, con la mamma Antonella (62 anni, titolare e anima dell'azienda) il papà Fortunato Gallina (66) e i fratelli Alessandra (35) e Simone (31) ricalcano le orme del predecessore. «Abbiamo voluto intitolare a lui, Sandrin, la nuova azienda - prosegue Luca -, in quanto crediamo molto nei concetti che lui spesso esprimeva, quali “Il vino è espressione del territorio di provenienza”, e sulla cura della pianta per renderla sana affinché possa lavorare al meglio: “Lasciami povera, ti renderò ricco” era ciò che diceva sempre il nonno. E cioè, non far sovrapprodurre la pianta, mantenerla equilibrata e in armonia con il territorio».
Sandrin (scomparso nel 2010 all’età di quasi 97 anni, lavorando fino all’ultimo) a metà del secolo scorso, aveva avuto il coraggio di credere nella sua passione e aveva iniziato la trasformazione dell’azienda, impiantando nuovi vigneti, insieme alla moglie Emma Miotto (oggi 95enne), proveniente anche lei da una famiglia di viticoltori di Colbertaldo. I loro due figli, Mario e Antonella, si sono poi divisi l’azienda.
L’azienda agricola Sandrin si è poi sviluppata, acquisendo terreni nel Cartizze e nell’Asolano.
«La nostra famiglia si è allargata - dice Luca Gallina -. con mia moglie Federica, che ha anche portato in azienda 3600 metri di Cartizze, con Alberto (marito di Alessandra) e con Myrna, compagna di mio fratello Simone. Si lavora tutti insieme in armonia, è proprio l’unione della famiglia la nostra forza. Ci sentiamo più vignaioli che tecnici di cantina, ciò di cui siamo alla ricerca è l’espressione del territorio su cui è ancorata la pianta». Ed ecco che da ogni territorio, vendemmiando le uve separatamente su ciascun vigneto, si ottengono le tre varietà di Docg prodotte alla Sandrin: dal Col de Roer il Valdobbiadene Docg Extra Dry, dal Cartizze la variante Dry e dall’Asolo l’Extra Brut: «E per ottenere questo abbiamo cercato negli anni - continua Luca - di eliminare tutto ciò che è superfluo nel trattamento della pianta, fino ad arrivare al biologico, seguendo inoltre tutta la filiera produttiva, dalla coltivazione all’imbottigliamento, per cui siamo anche iscritti alla Fivi, Federazione italiana vignaioli indipendenti». Oltre all’interessantissima linea del «Sasso, Carta e Forbice» con vini di tre varietà passati almeno due anni in «barrique», al precursore «Sandrin» è dedicato anche il Passito, «Il vin de Sandro», che Luca ha riscoperto nel 1997 in una damigiana scolma datata 1982, contenente un passito che conservava ancora straordinarie qualità, e, mantenendo la promessa fatta al nonno Sandrin, i nipoti continuano a produrlo «come si faceva una volta».

Seguici sui nostri canali